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mercoledì, aprile 12, 2006

Articolo: Crisi del comparto del Prosciutto di Parma

Spesso mi chiedono la differenza tra il prosciutto iberico spagnolo e il San Daniele o comunque il prosciutto italiano e quando dico che gli spagnoli ci hanno insegnato a fare il prosciutto...lo scetticismo dilaga ed inizio a sentire cantare l'Inno Nazionale Italiano. Ma è vero.
Gli spagnoli sono dei veri maestri ed intenditori. Basti pensare agli allevamenti e il trattamento dei loro amati cerdi iberici.
Da noi sembra tutto artificiale, anche il grasso del prosciutto...sfido ad accantonare nel piatto con faccia schifata quello così gustoso e prezioso di un bel Patanegra (ma Patanegra come si deve, mi raccomando, perchè le imitazioni sono anche qui parecchie: dalle zampe piturate di nero palesemente....).
Che soddisfazione il vedere le facce alla degustazione della prima fetta!...
Vero è che il Patanegra ed il Serrano spagnolo ultimamente sono diventati una moda nel nostro paese...forse non proprio ultimamente.
Di seguito un articolo di poco più di un anno fa' relativo al prosciuto di Parma, ... a me viene in mente il mio amico Bruno che anni fa' mi ha fatto visitare con così amore ed orgoglio un allevamento di maiali a Parma appunto.
Fatto sta che in italia c'è voluto il calo delle vendite per far ricercare alla qualità...cosa hanno ricercato fino ad ora?

Gloria


Presentato dal Consorzio il progetto strategico per fare fronte alla difficoltà di assorbimento del mercato

Parma, 31 gennaio 2005 - Il valore di cessione del Prosciutto di Parma stagionato continua a diminuire, creando fortissime preoccupazioni nel comparto. E' per questo che il Consiglio di Amministrazione del Consorzio del Prosciutto di Parma ha deciso di intervenire, mettendo a punto un progetto strategico per il rilancio dell'immagine e del valore del Prosciutto di Parma.

Negli ultimi 4 anni le cosce avviate alla produzione tutelata sono cresciute complessivamente dell'11%, determinando un consistente aumento di offerta di prodotto sul mercato. Nel contesto di una congiuntura economica sfavorevole, caratterizzata da una progressiva riduzione dei consumi alimentari, si è assistito ad una crescente difficoltà di assorbimento di Prosciutto di Parma da parte del mercato, soprattutto in ambito nazionale.

La contrazione delle vendite ha ovviamente comportato un conseguente significativo calo del prezzo del prodotto stagionato che non ha consentito di remunerare il costo della materia prima. Il fenomeno si è particolarmente acuito nell'ultimo biennio ed anche oggi, nonostante un prezzo della materia prima inferiore rispetto al recente passato, il valore di cessione del prodotto finito continua a diminuire, generando fortissime preoccupazioni in tutto il comparto. In tale contesto, non è invece calato il prezzo del prodotto al consumatore finale. Solo il prodotto pre-confezionato registra una persistente crescita delle vendite ed anche le esportazioni verso taluni mercati terzi mostrano incoraggianti segnali positivi.

Alla luce di quanto sopra, il CdA del Consorzio ha unanimemente convenuto di mettere a punto un progetto strategico per il rilancio del Prosciutto di Parma.

Tale progetto, anziché essere fondato direttamente sulla “limitazione delle quantità prodotte” ha come punto di riferimento fondamentale il concetto di qualità del prodotto.

“Innalzare ulteriormente la qualità del Prosciutto di Parma ci è sembrata la strada migliore per predisporre una efficace programmazione della produzione - ha affermato Stefano Tedeschi, presidente del Consorzio del Prosciutto di Parma. In questo modo, non solo riusciremo ad affrontare il problema della sovrapproduzione, ma allo stesso tempo garantiremo al consumatore un prosciutto ancora migliore”.

Il Consorzio di tutela ha quindi sottoscritto un accordo con tutti i rappresentanti della filiera,: allevatori, macellatori e confezionatori, per un'azione di programmazione quali-quantitativa in grado di rispondere prontamente alle difficoltà del comparto.

Il primo passo è stato quello di prolungare il periodo minimo di stagionatura del prosciutto, portandolo a 12 mesi (in precedenza i prosciutti “piccoli” potevano essere marchiati a 10 mesi).

Si è inoltre previsto di intervenire su alcuni parametri qualitativi che dovranno portare ad un miglioramento della materia prima, dando mandato all'Istituto Parma Qualità - l'istituto di certificazione che ha il compito di controllare tutte le fasi produttive della Dop Prosciutto di Parma - di predisporre un apposito progetto operativo.

E' allo studio anche la possibilità di incrementare il peso minimo delle cosce fresche da avviare alla produzione tutelata, così come quella di contenere il livello massimo del sale nei prosciutti stagionati.

Il Consorzio ha ottenuto un'attiva e condivisa partecipazione al progetto da parte di tutta la filiera, credendo fermamente che, per ottenere risultati eccellenti - cioè per innalzare ulteriormente la qualità - sia indispensabile coinvolgere tutti gli attori del processo produttivo, seguendo scrupolosamente tutto il “percorso” del Prosciutto di Parma, dalla materia prima al marchio a fuoco.

Il programma consortile si sposa egregiamente con il progetto di valorizzazione di tutti i tagli della carcassa del suino che dovrebbe scaturire prossimamente dal riconoscimento della DOP Gran Suino Padano.

Molte altre sono le azioni previste da questo programma di rilancio:

intensificazione delle iniziative di comunicazione sulle valenze del prodotto rivolte al consumatore nel mercato nazionale.
apertura di nuovi mercati e sviluppo di programmi di valorizzazione e promozione del prodotto all'estero, con particolare riferimento ai mercati emergenti. A tale proposito ricordiamo che la Commissione Europea ha approvato il progetto di promozione triennale in favore di Prosciutto di Parma e Parmigiano-Reggiano negli USA. Si tratta del progetto che ha ottenuto il maggior finanziamento comunitario: 2 milioni di euro, a fronte di un investimento complessivo di 4 milioni.
attuazione di iniziative di promozione in collaborazione con il settore della distribuzione e messa in atto di azioni deterrenti delle pratiche svalorizzanti adottate da taluni operatori commerciali (ad esempio, aste on-line).
intensificazione delle azioni in favore del prodotto preconfezionato e maggiore evidenziazione del nome del produttore sulle etichette.
implementazione delle iniziative in materia di sicurezza alimentare, con particolare riferimento all'attività di ricerca scientifica ed ai sistemi di autocontrollo aziendale (manuale HACCP).
messa a punto di nuovi sistemi per prevenire le contraffazioni - studio di nuove modalità di marchiatura - e per garantire una tracciabilità completa tramite l'uso di tecnologia avanzata - microchip e tag per identificazione in radio frequenza.
rafforzamento dell'attività di vigilanza sulla commercializzazione del prodotto attraverso specifiche iniziative nelle aree a maggiore rischio di uso illecito della denominazione.
implementazione di azioni di tutela della Dop e del marchio sui mercati internazionali.
sollecitazione alle Autorità locali per dare vita in tempi brevi al Distretto Agroalimentare del Prosciutto di Parma.

“Questo programma di rilancio - conclude il presidente Tedeschi.- rappresenta non solo uno strumento efficace per rispondere alle difficoltà del comparto, legate alla sovrapproduzione; ma anche un'opportunità per offrire al consumatore un prodotto migliore ed ulteriori garanzie in termini di sicurezza alimentare e tracciabilità, preservandolo dal rischio di inganni e frodi”.

Fonte: http://blogs.san-lorenzo.com/sl/2006/01/prosciutto_in_crisi.html#comments

3 Comments:

Blogger °Alice e il vino said...

ho trovato molto interessante questo articolo, e devo ammettere che ho ritrovato delle analogie con ciò che sta accadendo al mondo del vino, dove i molti furbi e le discutibili direttive creano ingannevoli confusioni sui nostri prodotti nei mercati esteri.
vorrei però portarti come esempio il Prosciutto di San Daniele...dove il consorzio ha sempre dato delle direttive molto rigide per farlo giungere alle tavole con certificato di garanzia e genuinità... non te le elencherò ora, ma credo che sia un esempio da seguire al fine di tutelare al massimo tutti i prodotti dell'enogastronomia italiana di altissima qualità...senza nulla togliere agli spagnoli o ai francesi ...etc.etc....
"Ola" betti

5:26 AM  
Blogger Gloria said...

Ben vengano le direttive di tutela della qualità Betti, perchè noi i italia abbiamo un vero e proprio patrimonio che equivale al Colosseo in questioni enogastronomiche. Diffido enormemente dalle direttive, come in questo articolo, per l'abbassamento di costi a scapito del sapore e la genuinità.
Da un recente viaggio in Cina il nostro socio ci ha portato una notizia al quanto tremenda....alcuni consorzi abbassano i costi allevando maiali in cina. Ed io tra un maiale cinese timbrato italiano preferisco mille volte il costoso saporito rinomato patanegra spagnolo. A volte mi trovo ad essere più di parte europea che italiana. Come in questo caso.
Ma io sono anche di parte perchè ho un import alimentare di prodotti dall'Europa.
Ah, in quanto al vino hai visto la notizia che in cina hanno trovato una macchina per invecchiare il vino?
Grazie molte del commento e della pazienza della lettura.
Gloria

5:36 AM  
Blogger °Alice e il vino said...

credo di aver fatto un casino!
ti ho risposto direttamente su alice .... per ciò se e quando avrai tempo e voglia dovrai andare a leggerlo dall'altra parte °^°....

6:17 AM  

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